Turismo, lo scandalo del Salento: Case Vacanza abusive per il 98,5%

A Gallipoli, città che si è guadagnata il titolo di regina del turismo giovanile, e che quest’anno sembra poter incenerire i suoi precedenti record di presenze (due milioni nelle ultime estati, secondo la prefettura di Lecce) sono solo 78 gli appartamenti noti al Comune che i privati affittano ai turisti in forma non imprenditoriale. Tutti gli altri, «almeno 700–800», secondo stime prudenziali dell’Ufficio Tributi, «oltre 5 mila», per il presidente della sezione Turismo di Confindustria Lecce, Giuseppe Coppola, sono «attività fantasma». Non è vietato affittare un appartamento ai villeggianti o a chicchessia per una o due settimane, senza particolari formalità. Occorre, però, versare l’imposta di soggiorno, dichiarare gli incassi al Fisco l’anno successivo come redditi di fabbricati e rispettare l’ordinanza comunale di sovraffollamento per evitare, come spesso accade, che in pochi metri quadrati soggiorni un numero spropositato di persone. Tre adempimenti tracciano la linea di demarcazione tra legalità e sommerso. Un selvaggio sottobosco che corrobora le sacche di evasione della fiscalità locale causando danni enormi alle casse municipali.

«Turisti disposti a pagare 1500 euro a settimana»

«Da un milione e mezzo a due milioni di euro a stagione», a giudizio di Coppola. Il mercato è florido, alimentato soprattutto da giovani turisti «disposti a pagare anche 1.500 euro a settimana per un appartamento», spiega la Guardia di finanza, impegnata a contrastare il fenomeno dei fitti «a nero». Ad oggi, infatti, della maggior parte delle case affittate ai turisti non vi è traccia nei database comunali, malgrado i proprietari siano tenuti a versare l’imposta di soggiorno: un euro per ogni singolo pernottamento fino a un massimo di sette giorni consecutivi. Ma Gallipoli è solo una – e per certi aspetti la più macroscopica – tra le realtà turistiche pugliesi, dove la forbice tra le presenze reali e quelle stimate è piuttosto ampia. «Ovviamente è impensabile che a Gallipoli ci siano solo 78 appartamenti per vacanze, che a nostro avviso, sono, invece, parecchie centinaia, forse 700–800 o forse più», stima Eugenio Hofbauer, responsabile dei procedimenti relativi ai tributi minori e all’imposta di soggiorno al Comune di Gallipoli. Non solo. Nei giorni scorsi, i finanzieri della compagnia gallipolina,  hanno scoperto che in un appartamento di 50 metri quadrati dormivano più di 10 ragazzi.

La denuncia di Confindustria

Chi si è preso la briga di fare due conti con l’intento di quantificare i mancanti introiti del Comune è Giuseppe Coppola. Che spiega: «Elaborando una serie di dati, come la produzione complessiva di rifiuti, che ad agosto 2015 è stata di 2.738.000 chili e a novembre dello stesso anno di 868.940 chili, la media giornaliera pro capite di 1,4 chili nei mesi invernali, la popolazione residente di circa 21 mila abitanti, i 9.875 posti letto ufficiali, riusciamo a stabilire che i posti letto in nero solo oltre 32 mila. Dividendo questo dato per una media di sei persone ad appartamento, otteniamo un totale di oltre 5.300 alloggi. Ma volendo essere più cauti, non si sbaglia nel sostenere che almeno 4 mila appartamenti sono regolarmente fittati in nero. Ciò spiega i due milioni di presenze rilevate dalla prefettura, contro le circa 500 mila ufficiali di tutto l’anno 2015», conclude Giuseppe Coppola. Il gettito dell’imposta di soggiorno, nel 2015, è stato, invece, di 320 mila euro, ottenuti dai 356 contribuenti registrati sul portale Pegaso. «Troppo poco – riflette Eugenio Hofbauer – per una città come Gallipoli, dove gli appartamenti in regola sono ancora una goccia d’acqua nell’oceano». L’ascesa di Gallipoli nel mercato del turismo balneare non sembra peraltro risentire delle difficoltà di collegamento che, soprattutto dall’aeroporto di Brindisi, sono scarse. La città, così come le altre stazioni balneari salentine, tra cui Otranto e Santa Maria di Leuca, conta soprattutto sul sistema stradale di cui si chiede da anni il potenziamento. Come nel caso della Statale 275 Maglie–Leuca, il cui progetto di adeguamento arenatosi dopo numerosi contenziosi, avrebbe potuto, secondo i sindacati, dare ossigeno alle imprese salentine. Alcune di queste fanno parte del Gruppo Palumbo, i cui operai ieri hanno bloccato la Maglie-Leuca per protestare contro lo spettro dei licenziamenti. Ieri sera, sindacati e lavoratori sono stati ricevuti in prefettura. Il prefetto di Lecce, Claudio Palomba, ha assicurato il suo impegno nel tentativo di trovare una via d’uscita alla vertenza.

Author: Antonio Della Rocca

Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Posted on 6 Agosto 2016 in Journal, News

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Pierluigi Polignano. Economista del Turismo, fondatore di "Made in Puglia®"

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