Briatore: l’affare s’ingrossa

Dobbiamo ad Alessandro Da Rold, 37 anni, di Milano, giovane giornalista vecchio stampo, dove vecchio è nel senso nobile, di quelli che si consumano le suole delle scarpe, fanno ricerche, scoperte, documentazioni, senza guardare in faccia a nessuno, se non la propria coscienza, per servire l’attenzione dei lettori, da conquistare e da meritare, collaboratore di ‘Lettera43.it’ e de ‘Linkiesta’, se quanto, nei mesi e nei giorni scorsi, leccecronaca.it aveva scoperto e scritto su l’ affaire’ Twiga’ di Otranto prende ora un’ accelerazione.

Grazie al suo “pezzo” di oggi, che rilanciamo a nostra volta, ringraziando l’ autore sia per la correttezza professionale, sia per la sagacia investigativa.

http://www.lettera43.it/economia/aziende/puglia-parenti-amici-e-pochi-permessi-al-twiga-di-briatore_43675263020.htm

Si aggiunge qualche altro pezzetto, qualche altro tassello, al composito mosaico che stiamo, sia pur lentamente, sia pur faticosamente, ricostruendo.

Per quanto ci riguarda, è l’occasione buona per fare un po’ d’ordine, ripartendo dalla nostra inchiesta del giugno scorso, e dagli sviluppi delle scorse settimane, per poi acquisire la sintesi del contributo di Alessandro Da Rold.

Nel settembre 2012 Flavio Briatore aveva dichiarato: “Ho deciso che non investirò più in Italia e che quest’anno sarà l’ultimo anno del Billionaire a Porto Cervo. La burocrazia di questo Paese mi ha stufato. Noi diamo opportunità e posti di lavoro, ma ottenere dei permessi è sempre una lotta. Come se qualcuno ci facesse un piacere, ma non è così“.

Ma pochi mesi dopo, aveva cambiato idea; siamo nel giugno 2013.

Vende la quota di maggioranza del Twiga di Marina di Pietrasanta e con i nuovi capitali incassati da una finanziaria straniera, annunciava di voler aprire altri club del genere, in Italia.

Possiamo fissare in questo punto l’ inizio del Twiga di Otranto, cui evidentemente comincia a pensare.

Strano, per uno che aveva detto tutto quello che abbiamo trovato e riferito. Chi, o che cosa, gli avrà fatto cambiare idea?

Il 24 giugno 2013, ad Otranto, viene costituita una “Consulta per il Turismo”, composta da amministratori, operatori del settore e rappresentanti delle diverse associazioni di categoria.

Si tratta di un organismo, voluto dall’amministrazione comunale quale organo consultivo permanente, a supporto delle politiche che interessano il settore turistico sul territorio cittadino.

“Abbiamo voluto una forte rappresentanza della parte privata – spiega il sindaco Luciano Cariddi – soprattutto prevedendo che anche la figura del presidente e del segretario fossero assunte dagli imprenditori turistici, perché riteniamo sia utile e più efficace il contributo che questi possono dare con riferimento alle problematiche e alla programmazione che la città è chiamata ad affrontare”.

La programmazione che la città è chiamata ad affrontare.

Presidente della Consulta venne subito nominato Raffaele, detto Mimmo, De Santis, proprietario di Serra degli Alimini, affermato villaggio turistico salentino da trenta anni,  e presidente provinciale di Federalberghi, l’ associazione imprenditoriale degli albergatori

Su Mimmo De Santis imprenditore, il giudizio più autorevole e ‘neutro’, scientifico, sta in un saggio edito nel 2008, dell’ Università degli Studi di Genova, Facoltà di Architettura, dal titolo “Cambiamenti del paesaggio costiero e  sviluppo turistico sostenibile“, a cura di Annalisa Calcagno Maniglio, ricerca commissionata dal Ministero per la Pubblica Istruzione.

Perfetto. Questi sono professori universitari che hanno studiato come sia cambiato negli ultimi decenni il paesaggio costiero in Italia in seguito allo sviluppo turistico, al fine di proporne uno ‘sostenibile’, evitando gli errori, se non gli orrori del passato.

Leggiamo cosa scrivono a proposito di Otranto: “I villaggi Bravo Club Mediterraneè, Alimini 1, Alimini 2, Altair, con una ricettività di circa 2504 posti letto, costituiscono dei nuclei ad alta concentrazione; riproducono nel loro impianto un modello urbano, ma non dialogano, né si confrontano col territorio limitrofo.

Chiusi da limiti fisici, ma anche da barriere visive, queste piattaforme turistiche hanno un carattere introverso e poco disposto alle relazioni, anche funzionali, con l’ esterno.

Si compongono di alcuni elementi ricorrenti che in qualche modo fanno parte del lessico urbano: la piazza commerciale, i percorsi pedonali e carrabili, l’ anfiteatro o i luoghi per le rappresentazioni all’ aperto.

La buona manutenzione delle superfici aperte di pertinenza spesso contrasta con le aree boscate più prossime che cinge il perimetro del villaggio ed è contraddistinta da un forte degrado.

La fruizione turistica di questo tratto di costa tende verso una forte privatizzazione dello spazio, i percorsi pubblici realmente accessibili sono pochi, il numero considerevole di barriere fisiche impedisce il passaggio a mare…

Tra le trasformazioni, la perforazione della pineta a causa della costruzione negli anni Settanta dei grandi villaggi, ha reso visibile il forte fenomeno di trasformazione del suolo all’ interno delle aree privatizzate”. Questo è l’ esperto chiamato dal sindaco: ce lo ritroviamo oggi, a riproporre verosimilmente il modello che abbiamo analizzato, dopo tre anni, fra gli imprenditori che hanno investito nel Twiga Club di Otranto.

Di più: era suo il terreno, poi diventato della società ‘Cerra srl’ su cui sorgerà lo stabilimento con Flavio Briatore.

Ma sarà tutto regolare, ovvio, anche se mi sembra un po’ – come dire? – singolare va bene? tanto per far rima con “regolare”.

“La programmazione che la città è chiamata ad affrontare” – come aveva detto il sindaco tre anni prima – certo ha sortito l’ esito migliore. Per lui, Mimmo.

Inoltre, per coincidenza significativa, certo ‘singolare’, proprio a giugno 2013, come abbiamo visto nella precedente puntata di questa inchiesta, Flavio Briatore rinnega la sua precedente decisione di non investire più in Italia e annuncia, al contrario, di voler portare il marchio Twiga in Italia.

Il Twiga Beach Club di Otranto nasce ufficialmente da un accordo siglato il 23 maggio tra la Billionaire Lifestyle, la società casa madre di locali di lusso che fa capo a Flavio Briatore, del quale abbiamo raccontato ieri, e società di imprenditori salentini: la FLG Invest srl  di Luigi, Gloria e Francesco De Santis; la San srl, i cui soci sono Gabriele Sticchi ed Emanuele Moscara; e la “Cerra s.r.l.”; con la partecipazione infine di Vincenzo Pozzi, e di Mimmo De Santis.

Abbiamo analizzato nel dettaglio, nel corso della nostra inchiesta, chi siano e che cosa abbiano fatto, gli imprenditori salentini.

L’attenzione si è impuntata su Luigi, Gloria e Francesco, figli di Roberto De Santis, l’imprenditore salentino storico amico e sodale di Massimo D’Alema, con iniziative molteplici in pressoché tutti i settori, petrolio, gas e sanità in primo luogo, e tutto il territorio nazionale, con apoteosi a metà degli anni Novanta, quando già si parlava di lui come il capo della ‘sinistra degli affari’, di cui Massimo D’ Alema, appunto, era il capo politico, e successive iniziative oramai ultra decennali di cui, per riferire, un libro non basterebbe. Ci vorrebbe un’ enciclopedia.

La delibera “Accesso al mare alla località Cerra – Approvazione proposta e schema di convenzione – ditta soc. Cerra srl” viene presentata, discussa e approvata dal consiglio comunale, e diventa pertanto “immediatamente eseguibile”, il 4 marzo 2016, ore 9.30, in seduta pubblica.

Alla trattazione dell’ argomento sono presenti undici consiglieri, più il sindaco.

Al momento della votazione si allontanano dall’ aula, per farvi rientro subito dopo, al termine della votazione che approva all’ unanimità, il sindaco Luciano Cariddi e il consigliere Antonio Schito.

Perché?

Lo abbiamo scoperto, rispettivamente, nei giorni scorsi, e oggi: il direttore dei lavori del costruendo ‘Twiga’ è l’ ingegner Pierpaolo Cariddi, fratello del sindaco; poi, come attesta oggi Alessandro da Rold, il consigliere Antonio Schito è uno dei soci della società ‘Cerra’ s.r.l.

Nella convenzione, c’è scritto che la società concessionaria deve costruire all’ interno dell’ area 40 parcheggi, di pubblico utilizzo, a un prezzo di tariffa oraria pari all’ 80% di quella applicata in paese in zona periferica. Poi, c’è scritto che “la società riconoscerà a chiunque il diritto di attraversamento dei propri terreni, facenti parte dell’ intervento, secondo i due percorsi individuali appositamente individuati e segnalati con specifici cartelloni, tali da consentire il libero raggiungimento del demanio marittimo in sicurezza“.

Ancora più stupefacente: “dovrà essere garantita l’ attività di noleggio di ombrelloni, gazebo e lettini a tariffe conformi a quelle mediamente praticate sul territorio, nonché la somministrazione o la vendita di alimenti, bevande e rinfreschi in genere a tutti coloro che usufruiscono dei servizi balneari; l’attività giornaliera non potrà mai essere protratta oltre le ore 01 del giorno successivo, sono ammesse attività musicali solo se a volume contenuto per non creare disturbo alla pubblica quiete“.

Insomma, a leggere le carte, altro che superlusso e super vip! Andare al Twiga costerà dieci-venti euro, la tariffa media sul territorio,  a prendere il gazebo e il lettino; se no ci potranno andare tutti quanti senza pagare nulla, attraversando liberamente i terreni dell’ insediamento. L’accesso al mare è garantito: passando dall’ interno, però, non dalla costa.

Questo dice la concessione. Quanto, come e perché non è al momento verificabile, o ipotizzabile.

Rimane al momento ‘carta che canta’, anche se canta in una maniera francamente incomprensibile.

Sempre la concessione, dice chiaramente che essa è stata rilasciata: “a condizione che non venga alterato l’ andamento morfologico dell’ area litoranea e che tutte le fasce dei rivestimenti esterni dei manufatti siano realizzate in legno”.

Non viene fatta menzione del piano paesaggistico territoriale regionale, e nemmeno della soprintendenza.

In un sopralluogo effettuato sabato 1 ottobre scorso, il consigliere regionale e vicepresidente della commissione ambiente Cristian Casili, nel preannunciare battaglia sulla questione, nell’ intervista concessa a leccecronaca.it lancia l’ allarme: “Ho potuto constatare come mezzi movimento terra stiano devastando la vegetazione costiera, in contrasto piano paesaggistico regionale. Stano facendo “modifiche sostanziali degli aspetti morfologici, come non avrebbero potuto e dovuto fare“.

Fonte: www.leccecronaca.it

Posted on 11 Ottobre 2016 in Destinazioni, Journal, News, Puglia

Share the Story

About the Author

Pierluigi Polignano. Economista del Turismo, fondatore di "Made in Puglia®"

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to Top