Il settore MICE ai raggi x

Gli indicatori sono tutti di segno positivo, a conferma in Italia il settore degli eventi e dei congressi sta attraversando una fase di crescita. Merito sicuramente delle migliorate condizioni dell’economia, ma anche del lavoro degli operatori, che pur senza strategie istituzionali di supporto a livello nazionale hanno saputo rimboccarsi le maniche e organizzarsi per cogliere le opportunità del mercato. Nel 2015 si sono svolti in Italia 392mila eventi (+11,5%) che hanno registrato 26 milioni di partecipanti (+7,3%) e 35,1 milioni di presenze (+15%). La durata media è stata di 1,35 giorni (contro l’1,23 dell’anno precedente), e la dimensione media – unico indicatore in flessione – di 66 partecipanti per evento (nel 2014 erano 83).

I dati sono quelli dell’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi (OICE), lo studio promosso da Federcongressi&eventi e realizzato dall’Alta Scuola in Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. “Questo osservatorio”, ha ricordato il presidente di Federcongressi&eventi, Mario Buscema, “ha due funzioni principali: fornire agli operatori informazioni di mercato su cui orientare le proprie strategie, e dare una dimensione al comparto per poter dialogare con le istituzioni”. Le quali, dal canto loro, hanno raccolto l’invito: sono infatti intervenuti alla presentazione Dorina Bianchi, sottosegretario del Ministero dei Beni culturali e del Turismo, e Giovanni Bastianelli, direttore esecutivo dell’Enit. A presentare i dati dell’Osservatorio è stato Roberto Nelli, coordinatore della ricerca: “Come per la precedente edizione, abbiamo incluso nel computo gli eventi con almeno 10 partecipanti e una durata minima di 4 ore. Il monitoraggio è stato effettuato su 5.704 sedi di diverse tipologie, con una redemption di risposta di quasi il 10% che rappresenta in modo statisticamente significativo l’universo di riferimento, cioè il totale delle sedi per eventi presenti sul territorio italiano”.

La geografia dei congressi e degli eventi

Dei 392mila eventi rilevati, il 56,1% si è svolto nel Nord Italia, con un incremento del 13,7% rispetto all’anno precedente, mentre il Centro ne ha ospitati il 27,4%, con un incremento di 8,7 punti percentuale. Al Sud e alle Isole va lo share minore, il 16,5% degli eventi, con una crescita dell’8,9%. La ripartizione dei partecipanti è stata proporzionale al numero di eventi, confermando la forte disparità fra le diverse aree del paese e la predominanza del Nord nelle attività legate a congressi ed eventi. Del resto nel nord si concentra il 52,8% delle sedi per eventi italiane; il Centro ne conta il 25,9%, il Sud il 13,2% e le Isole l’8,1%. La frammentazione è molto elevata: dei circa 2mila comuni italiani che hanno sedi per eventi, di qualunque tipologia, il 59% ne ha soltanto una, e ci sono solo 8 città – Roma, Milano, Firenze, Torino, Bologna, Napoli, Rimini e Venezia – che ne hanno più di 50. “L’analisi dei dati rivela che a vincere sul mercato è la specializzazione del territorio” ha osservato Gabriella Ghigi di Meeting Consultants. “I territori che hanno elevate concentrazioni di sedi per eventi e sedi di grandi dimensioni mostrano moltiplicatori superiori alla media in termini di partecipanti e presenze. Ciò significa che la specializzazione e la professionalità portano risultati oggettivamente riscontrabili”.

Chi sono i committenti

La stragrande maggioranza (l’87,2%) degli eventi che si sono svolti in Italia è stata commissionata da tre tipologie di clienti: aziende, associazioni e istituzioni. Residuale la percentuale di eventi culturali e di altro genere (escluse le fiere, che non sono state inserite nel computo). Considerando come totale il numero di eventi che fanno capo alle tre principali tipologie di committenti, l’Osservatorio indica che le aziende hanno commissionato il 55,4% degli eventi e registrato il 47% dei partecipanti; le associazioni hanno promosso il 34,8% degli eventi e registrato il 41,7% dei partecipanti e le istituzioni hanno commissionato il 9,8% degli eventi, con l’11,3% dei partecipanti.

Ancora bassa la dimensione internazionale

Le rilevazioni dell’Osservatorio indicano la dimensione ancora troppo poco internazionale del mercato italiano: il 60,8% degli eventi registrati ha infatti avuto un ambito di riferimento locale, cioè con partecipanti provenienti prevalentemente dalla regione di ubicazione della sede congressuale. Il 30,1% degli eventi ha avuto una dimensione nazionale e solo il 9,1% degli eventi (e il 15,2% dei partecipanti totali) è risultato classificabile come internazionale, cioè con partecipanti provenienti in numero significativo dall’estero. “I congressi internazionali non arrivano in modo spontaneo” ha commentato la presidentessa del Convention Bureau Italia Carlotta Ferrari. “Sono quelli che portano il maggior numero di partecipanti, che generano la spesa più elevata e che hanno maggiore durata, ma bisogna andare a cercarli, e per farlo è necessario strutturarsi con convention bureau territoriali, dotarsi di risorse, fare formazione specifica”.

Le sedi più utilizzate

La tipologia più utilizzata è quella degli alberghi congressuali: sono il 70,9% di tutte le sedi analizzate e vi si sono svolti il 79,8% degli eventi, prevalentemente aziendali. Il fatto che abbiano registrato solo il 58,6% dei partecipanti indica che in genere ospitano eventi di piccole dimensioni. I centri congressi, che sono invece l’1,5% delle sedi analizzate, hanno ospitato il 3,2% degli eventi e il 9,6% dei partecipanti. Quella dei centri congressi è anche la tipologia di sede che ha registrato il più elevato numero medio di eventi (144), oltre la metà dei quali promossi dalle associazioni. Le sedi fieristico-congressuali sono lo 0,8% del totale e hanno ospitato lo 0,4% degli eventi, ma in virtù delle generalmente grandi dimensioni hanno avuto un alto numero medio di partecipanti per singolo evento (677), registrando quindi il 4,3% dei partecipanti totali. Le dimore storiche non alberghiere, che sono il 9,1% delle sedi censite, hanno ospitato il 3,2% degli eventi e il 3,3% dei partecipanti, mentre alle “altre sedi” (sedi istituzionali, spazi non convenzionali, arene e centri sportivi, teatri, cinema e auditori), che rappresentano il 17,7% delle sedi considerate, sono andati il 13,4% degli eventi e il 24,2% dei partecipanti.

Gli eventi organizzati dalle agenzie

Come nella precedente edizione, anche quest’anno l’Osservatorio rileva un evidente margine di crescita per il business delle agenzie: solo il 27,2% degli eventi che si sono svolti lo scorso anno, infatti, è stato contrattualizzato da un’agenzia. Emerge, in particolare, che la presenza delle agenzie ha avuto un’incidenza maggiore per gli eventi che si sono svolti negli spazi non convenzionali e negli alberghi congressuali, mentre risulta inferiore per le dimore storiche, i centri congressi e le sedi fieristico-congressuali.

Tariffe, fatturati e investimenti delle sedi per eventi

Le tariffe applicate dalle sedi per eventi mantengono un andamento stabile: il 77% delle strutture quest’anno non ha modificato i prezzi, ma nonostante ciò il 44,7% dichiara di aspettarsi un aumento di fatturato entro fine 2016, con punte di ottimismo fra teatri, cinema e auditori, sedi fieristico-congressuali e centri congressi. A fare investimenti è stato nel 2015 il 60% delle strutture, che per la maggior parte hanno investito in tecnologia e solo in misura minore per infrastrutture, servizi e risorse umane, e la dinamica si annuncia simile anche per il 2016. “I dati sugli investimenti indicano cautela da parte degli operatori” ha spiegato Gabriella Ghigi. “Gli investimenti che prevalgono sono quelli in tecnologia, che sono il minimo indispensabile per rimanere sul mercato. Per crescere occorrono però investimenti più strategici, come quelli in risorse umane che al momento sono ancora marginali”.

Il fatturato del settore e il contributo delle istituzioni

Manca ancora, nell’Osservatorio, la parte relativa ai fatturati generati da congressi ed eventi: le domande erano state inserite nel questionario proposto alle sedi per eventi, ma le risposte ottenute sono state troppo poche per avere rilevanza statistica. “È nostro obiettivo dare anche una dimensione economica al comparto”, ha detto Gabriella Gentile di Meeting Consultants, “L’indagine è stata condotta prima della chiusura dei bilanci, ed è possibile che molti operatori non fossero strutturati per fornire i dati, che ci auguriamo invece di riuscire a raccogliere in futuro”. E sul tema dell’impatto economico è intervenuto anche Giovanni Bastianelli: “È importante investire nella misurazione economica e occupazionale, perché sono i due principali indicatori che danno la misura della rilevanza di un settore. La nuova Enit deve rilanciare il nuovo Osservatorio Turistico, all’interno del quale ci potrà essere spazio anche per il congressuale”. E che le istituzioni siano disponibili a collaborare con gli operatori lo ha confermato anche il sottosegretario Dorina Bianchi: “Il settore degli eventi e dei congressi è al centro delle politiche di promozione del governo, ed è mia intenzione avviare un percorso di lavoro comune e concreto”

 

Margherita Franchetti

www.eventreport.it

Posted on 20 Luglio 2016 in Journal, MICE, Viaggi d'affari

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About the Author

Pierluigi Polignano. Economista del Turismo, fondatore di "Made in Puglia®"

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