C’era una volta la classica mosca nel piatto. Oggi per evitare di pagare il conto basta uno scontrino della farmacia, oppure una semplice diagnosi telefonica del medico di casa. Almeno questo vale per i turisti britannici in vacanza.
E a ogni latitudine, si sa, l’occasione fa l’uomo ladro. Un recente articolo della Stampa spiega come una legge a tutela dei consumatori scritta male stia colpendo severamente alcune note località di villeggiatura spagnole. Il meccanismo è semplice: secondo una norma introdotta nel Regno Unito due anni fa, i viaggiatori possono richiedere un rimborso ai tour operator per presunte disavventure, senza spese legali. E tra gli inconvenienti denunciabili ci sarebbero anche le intossicazioni alimentari. È così che i reclami per mal di pancia di turisti britannici in Spagna sono magicamente aumentati del 600% in un biennio.
Dietro a questa epidemia ci sarebbero peraltro delle vere e proprie organizzazioni: studi legali che offrono consulenze gratuite in cambio di una percentuale dei rimborsi. Persino su Facebook sarebbero sorti dei gruppi ad hoc per la gestione dei reclami. I tour operator, per evitare problemi, accettano solitamente senza batter ciglio poichè si rivalgono direttamente sugli hotel, trattenendo i pagamenti dovuti. Le strutture della sola isola di Maiorca avrebbero perso in questo modo 50 milioni di euro e una cifra simile sarebbe andata perduta anche alle Canarie e in Andalusia. Le associazioni degli albergatori locali sono ovviamente sul piede di guerra e persino l’ambasciata spagnola nel Regno Unito ha cominciato a far sentire la propria voce. Si rischia un vero incidente diplomatico. Difficile però pensare che gli spagnoli possano rinunciare completamente a un mercato come quello britannico, capace di generare 2,3 milioni di arrivi nel solo 2016.
E noi come siamo messi?
